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Tuesday, 31 October 2017


GNB

Dos mil kilos de carnes fueron encontrados en sacos bajo tierra. Efectivos de la Zona Operativa de Defensa Integral (Zodi) hicieron el hallazgo en estado Taćhira zona fronteriza con Colombia.

Los bachaqueros  hacen lo que sea  para evadir los controles de seguridad de la Guardia Nacional Bolivariana y comienzan a contrabandear los productos que se están  regulando.

“#Increible| contrabandistas mutan su estrategia para evadir a los militares y pasar productos hacia #Colombia. Enterrados en sacos #ZodiTáchira consiguió 2 mil kilos de carne. En #Colombia nadie hace nada y sigue desangrándose el país”, informó la periodista Madelein García en su cuenta twitter.

Con el Mazo Dando


Data

Title: ¡INCREÍBLE! Encuentran dos mil kilos de carne bajo tierra en frontera con Colombia
Link: http://ift.tt/2z4pH9N
Source: PSUV
Organization: PSUV
Date: October 31, 2017 at 07:41PM

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Foto: AVN

Foto: AVN

Desde este lunes se instalaron las 21 Juntas Municipales Electorales en el estado Anzoátegui, región del oriente venezolano, para recibir las postulaciones de candidaturas a alcaldes o alcaldesas en la entidad.

Dichelys Guevara, coordinadora regional del Poder Electoral, instó este martes a los ciudadanos que cumplieron con el proceso de postulación en el portal web del Consejo Nacional Electoral (CNE) a acudir ante las instancias pertinentes y entregar los recaudos necesarios, para posteriormente, entre los días miércoles y viernes de esta semana, dar respuesta de admisión o rechazo.

Sostuvo que para los próximos comicios municipales, a celebrarse en el mes de diciembre, se contará con los 5.690 miembros de mesa activados para las elecciones regionales, así como también se dispondrán de 650 centros de votación y 1.699 mesas electorales.

“Los miembros de mesa serán convocados para que cumplan con su proceso de formación, debido a que cada jornada electoral cuenta con sus parámetros distintos y que deben actualizarse los conocimientos, durante un periodo de 20 días que se cumplen un día previo a la instalación de las mesas de votación”, dijo.

Las declaraciones fueron ofrecidas desde la sede principal del CNE en el municipio Simón Bolívar de la entidad oriental.

AVN


Data

Title: Instaladas 21 Juntas Municipales en Anzoátegui para recibir postulaciones de candidaturas
Link: http://ift.tt/2lyDe6y
Source: PSUV
Organization: PSUV
Date: October 31, 2017 at 07:40PM

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Lo scorso 1 ottobre è scomparso il filosofo marxista ungherese allievo di Lukács

Il pensiero vissuto di ISTVÁN MÉSZÁROS

di Giorgio Riolo

La statura intellettuale e quella morale, l’integrità umana, spesso non vanno assieme. Tuttavia abbiamo molti esempi di questa possibile integrità. István Mészáros è uno di questi. Allievo e collaboratore di Lukács, gli assomigliò molto. Grande capacità teorica e grandi qualità umane, grande modestia. L’“uomo buono”, come Cases definì il maestro. Così l’allievo. Nelle tragiche vicende dell’ottobre 1956 in Ungheria, Lukács fu internato per due mesi e poi liberato. Era intellettuale e comunista troppo conosciuto e stimato nel mondo, non lo si poteva uccidere come accadde a Nagy. Mészáros dovette abbandonare il paese e trovò in Italia un primo rifugio. In seguito ottenne una cattedra universitaria in Inghilterra, dove vivrà fino alla morte, il primo ottobre scorso. Il lavoro del filosofo ungherese correva parallelo a quello del maestro. Il marxismo non poteva essere ridotto a mera teoria di legittimazione di un socialismo sfigurato, gerarchico, dispotico. Occorreva ritrovare l’anima genuina di Marx e proseguire la sua opera. Il nesso di sempre, di Marx e di Lukács, tra filosofia, economia e politica. In Mészáros la progressione di Processo storico – Forme di coscienza – Azione sociale e politica. Lukacs creerà, dal 1956 alla morte, nel 1971, due monumenti del pensiero: l’ “Estetica” e la, non conclusa, “Ontologia dell’essere sociale”. Nella sua visione, potevano contribuire a riprendere la causa del socialismo, così minato dalle sue contraddizioni interne. Meszaros svilupperà il suo contributo dapprima con “La teoria dell’alienazione in Marx” del 1970 e poi con “Oltre il capitale. Verso una teoria della transizione”, nel 1995. Già nel 1971 richiamava l’attenzione sulla “distruzione ecologica” operata dal capitalismo, ancor prima del famoso rapporto “I limiti dello sviluppo” del Club di Roma. “Il sistema principale non è il capitalismo, ma il capitale. La sfida consiste nell’estromettere il capitale fuori dal metabolismo sociale. Questo è ciò che deve essere sradicato. E questo non è un ideale o una fantasia, ma un obiettivo. E non è impossibile”. La distinzione tra capitalismo e capitale per il teorico ungherese è cruciale. La Rivoluzione d’Ottobre ha semplicemente rovesciato le forme istituzionali del capitalismo, non la logica fondamentale del sistema del capitale. Questo malgrado il cambiamento delle forme di proprietà: non la collettivizzazione dei mezzi di produzione bensì la “statalizzazione”, con tutto quello che segue. Il capitale, come diceva Marx, non è una “cosa”, non è quantità materiale, ma è “qualità”, è un “rapporto sociale”, un rapporto di potere, è la gerarchia capitale-lavoro. È la netta separazione tra chi dirige e chi esegue, è dominio e comando sul “lavoro”. Qui risiede la fondamentale “alienazione del lavoro”, nelle formazioni sociali capitalistiche e nelle sedicenti società socialiste. Da qui una delle cause del rovinoso crollo del socialismo reale e il ritorno al luogo d’origine, al capitalismo, non realmente superato. Si tratta quindi di creare l’ “alternativa alla società del capitale”. Egli era ottimista, al pari del maestro, nel solco dell’ “ottimismo storico” della lunga storia del movimento operaio, socialista e comunista. Confidava in una ripresa della “offensiva socialista”. Anche e soprattutto in presenza della “crisi strutturale del capitalismo”, dal 2008 in avanti. Confidava nella autorganizzazione e nella autodeterminazione sociale, dei soggetti, delle classi subalterne e dei popoli, su forme di democrazia sostanziale e sulla eguaglianza sostanziale, non sulla esangue democrazia rappresentativa. A partire dagli anni ‘90, Mészáros rivolse l’attenzione all’America Latina e ai promettenti processi sociali e politici che vi si svolgevano. Chavez lo definì “precursore del socialismo del XXI secolo”, favorendo la pubblicazione in spagnolo di “Oltre il capitale”. Divenne uno degli interlocutori privilegiati, oltre che del Venezuela bolivariano, dei movimenti sociali e della sinistra in Brasile, dove molte sue opere sono tuttora diffuse e discusse. Mészáros ha parlato anche di “limiti assoluti” del capitalismo, nella sua riproducibilità come sistema. “Uscire a sinistra dalla crisi” rimane solo uno slogan. Importante, ma problematico. Oltre alle molte evidenze storiche per le quali si è piuttosto “usciti a destra”. Il problema consiste nel vedere quanta sia la forza o la debolezza del sistema e delle sue classi dominanti, ma anche e soprattutto nel capire la forza o la debolezza di chi contesta questo sistema. Sviluppo oggettivo e “forme di coscienza”, soprattutto nei paesi dei centri capitalistici, presentano divaricazioni importanti. Ha cercato di sviluppare questi complessi problemi con “Struttura sociale e forme di coscienza” del 2010, e con il lavoro teorico degli ultimi anni sullo Stato e sulla Politica, rimasto purtroppo incompiuto.

….

istvan-meszaros-boitempo

István Mészáros, la critica radicale al capitalismo

di Antonino Infranca

La morte, avvenuta il primo ottobre, di István Mészáros, priva la cultura marxista mondiale di una delle figure più rilevanti.

Autore di decine di libri, di cui solo alcuni sono stati tradotti e pubblicati in italiano, era particolarmente conosciuto in America latina.

Mészáros, nacque il 12 dicembre 1930 a Budapest e fu allevato dalla sola madre, operaia in una fabbrica di motori aerei. A dodici anni, falsificando la sua data di nascita, riuscì a farsi assumere dalla stessa fabbrica in cui lavorava la madre, così da migliorare le condizioni economiche della piccola famiglia.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e l’instaurazione del regime comunista in Ungheria, poté frequentare l’università e diventare prima allievo e poi assistente di Lukács, nella cattedra di Estetica. Fece parte di quella che si può definire la Prima Scuola di Budapest, insieme a Agnés Heller, Ferenc Feher, István Hermann, Dénes Zoltai, Miklos Almasi.

A causa del «Dibattito Lukács», che costrinse il vecchio filosofo ad abbandonare la vita pubblica e, quindi, anche l’insegnamento, subentrò nella cattedra del maestro. Rimase sempre legato affettivamente a Lukács e non lo abbandonò, nonostante il regime stalinista di Rakosi, lo considerasse «persona non gradita».

La Rivoluzione del 1956 e la sua partecipazione nelle file anti-staliniste, lo costrinsero a lasciare l’Ungheria.

LA SCELTA DELL’ESILIO cadde sull’Italia, soprattutto potendo usufruire dell’aiuto pratico di Cesare Cases e dell’aiuto economico di Lukács, che gli mise a disposizione i fondi dei suoi diritti d’autore, infine Norberto Bobbio riuscì a fargli avere una cattedra di Letteratura Ungherese all’Università di Torino.

In quegli anni pubblicò il suo primo libro in italiano, Attila Jozséf e l’arte moderna, seguito da La rivolta degli intellettuali in Ungheria, dove poté esporre sia la sua personale esperienza che quella del suo maestro Lukács durante i concitati giorni della Rivoluzione del ‘56.

E sempre in Italia conobbe l’amatissima moglie, Donatella.

PURTROPPO L’UNIVERSITÀ italiana non seppe offrirgli le condizioni adatte, affinché rimanesse nel nostro paese.

Fu così costretto a trasferirsi in Scozia, prima presso l’Università di St. Andrew, poi in Canada presso l’Università di York e infine in Inghilterra presso l’Università del Sussex, di cui era professore emerito dal 1991, quando ha lasciato l’insegnamento.

I suoi legami con la cultura italiana sono sempre rimasti stabili, pubblicando diversi libri nella nostra lingua, quali La teoria dell’alienazione in MarxSocialismo o barbarieAlternative alla società del capitaleLetteratura, storia, coscienza di classe, dedicato al suo maestro Lukács.

Infine l’anno scorso la casa editrice Punto Rosso ha pubblicato la sua grande opera: Oltre il capitale (recensita qui).

Sfortunatamente in italiano non sono state tradotte altre opere fondamentali di Mészáros, soprattutto i volumi sull’ideologia, sull’educazione, sulla coscienza di classe e la struttura sociale e una grande monografia su Sartre.

Aveva iniziato a scrivere una critica allo Stato, di cui aveva pubblicato un primo volume in portoghese, opera che rimane incompiuta.

IN AMERICA LATINA, e in particolare in Brasile, aveva trovato una vasta ricezione, come è diventato consueto in questi decenni a proposito della diffusione del pensiero marxista.

Chavez lo aveva insignito del premio «Libertador» per il pensiero critico, facendone un punto di riferimento della sua rivoluzione politica.

A differenza degli altri membri della Scuola di Budapest, che hanno abbandonato il pensiero di Lukács, Mészáros ha mantenuto sempre un legame speciale con il suo maestro, criticandone alcune concezioni man mano che andava assumendo una propria fisionomia intellettuale, eppure rimanendo sempre sia dentro l’universo teorico del marxismo, sia riferendosi costantemente al pensiero di Lukács.

Con lui conservò rapporti affettivi e umani che andavano oltre le critiche, dando la dimostrazione di essere umano intero, con un proprio pensiero sempre più originale, ma anche cosciente che il suo stesso pensiero aveva, a sua volta, un’origine, il pensiero di Lukács.

A chi lo ha conosciuto personalmente, dava la netta sensazione di avere appreso dal maestro la caratteristica più importante per un pensatore: essere un uomo buono.

MÉSZÁROS è stato un critico radicale del capitalismo, riuscendo a sviluppare una critica non eurocentrica, ma aperta alle tematiche della neo-colonizzazione, dello sfruttamento del Terzo Mondo usato, a sua volta, come strumento di sfruttamento anche del Primo Mondo.

Si è schierato per una sempre maggiore democratizzazione dei sistemi sociali ed economici, spingendo verso un crescente controllo sociale sulla produzione economica, cercando, quindi, di superare la logica del profitto.

Nella sua opera magna, Oltre il capitale, ha sviluppato anche una critica al socialismo realizzato nei paesi dell’Est Europa, considerandolo come un capitalismo di Stato, asservito alla logica del profitto.

In questa opera ha ritenuto insufficiente la critica del suo maestro non accettando l’idea lukacsiana che il socialismo realizzato potesse essere riformabile. Nella sua critica al capitalismo e al socialismo realizzato ha ripreso molti temi del Marx dei Grundrisse, per mostrare come la logica del profitto sia ancora il fondamento di ogni relazione sociale di lavoro nel mondo di oggi.

Ha posto, quindi, la necessità di creare alternative a questa logica relazionale per superare lo sfruttamento dell’essere umano.

Non c’è dubbio che la perdita di un pensatore della sua levatura sia enorme e difficilmente colmabile.


Data

Title: La scomparsa di István Mészáros (1930-2017)
Link: http://ift.tt/2z8DPAX
Source: Rifondazione Comunista
Organization:
Date: October 31, 2017 at 07:08PM

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di Tomaso Montanari

Provo una istintiva simpatia, e una ovvia stima di fondo, per Pietro Grasso. E guardo con ammirazione, gratitudine e affetto alla figura di Nichi Vendola. Sono due pezzi della Sinistra che vorrei. Ma quella Sinistra la vorrei più larga, coraggiosa, innovativa. Capace di parlare a tutti, e di fare una politica diversa. 

Una politica in cui le case non si costruiscono dai tetti. Credo profondamente che uno dei drammi della politica italiana sia questa, apparentemente insanabile, deviazione leaderistica. Una deviazione endemica a destra, capace di sfigurare il Pd di Renzi, e alla fine fatale anche per i 5 Stelle, prigionieri della dinastia Casaleggio e prostrati davanti al trono di Di Maio. 

Ma nemmeno la Sinistra riesce a essere diversa. Hai voglia a dire che la cosa importante sono le cose, il progetto, il programma. Hai voglia a dire che i portavoce si decidono solo dopo, e dal basso. Hai voglia a parlare di rinnovamento. Hai voglia a parlare di leadership plurale. Di parità di genere. Quando all’orizzonte della cronaca effimera del Palazzo si profila un autorevole maschio, in età sufficientemente alta, ecco il leader bell’e fatto: ne abbiamo visti più di uno, negli ultimi mesi. 

E il “noi” ridiventa subito un “io”: nel trionfo di autoreferenzialità che è il vero disastro di questa sinistra ombelicalmente romana. 

È un problema di metodo: la tentazione della bacchetta magica personalistica vince ogni altra aspirazione. Svelando che la Sinistra non si afferma perché non è abbastanza diversa: perché non pensa diversamente, perché non ha il coraggio di praticare, e non solo di predicare, un altro modo di fare politica. 

Ma è anche un problema di merito. Perché tutto quello che ho detto resterebbe vero anche se si parlasse, che ne so, di Maurizio Landini. Ma almeno si capirebbe cosa stiamo dicendo. E invece no. 

Con il massimo rispetto per la persona e per il ruolo istituzionale, vorrei sommessamente dire che il presidente del Senato per me non “rappresenta un presidio vivente dell’Italia della Costituzione repubblicana”. In questa legislatura è successo di tutto: il Pd di Renzi ha fatto strame in ogni modo della Costituzione. E Grasso ha deciso di lasciare il Pd (e non lo scranno altissimo in cui il Pd l’ha collocato) quando ormai tutto è compiuto, fiducia sul Rosatellum compresa (una fiducia che poteva, e doveva, non essere concessa): un epilogo sul quale il moderatissimo Stefano Folli ha scritto cose difficilmente controvertibili

Sia chiaro, non avrei chiesto a Grasso di fare chissà quali gesti e oggi sono felice che egli sia uscito dal Pd: un importante elemento di chiarezza, che strappa dal vero volto del partito di Renzi un altro pezzo di velo. Ma da qua a definire Pietro Grasso “un presidio vivente della Costituzione” c’è un passo che il senso della realtà consiglierebbe di non compiere. 

E, soprattutto, davvero non riesco a capire come Grasso sarebbe “per noi, un programma politico vivente”. Sono un alieno, un marziano digiuno di politica politicata – i professionisti non fanno che ricordarmelo, e li ringrazio –: e forse è proprio per questo che non riesco a capire come sia possibile dire ogni giorno che le politiche di destra del Pd hanno sfigurato il Paese, e poi dire che, fino a giovedì scorso, il nostro programma politico era nel Pd. 

Qui arriviamo al nocciolo della questione: che non è personale, ma è culturale. 

Il motivo per cui milioni di giovani preferiscono i 5 Stelle alla Sinistra è che quest’ultima non ha il coraggio di dire che bisogna rovesciare il sistema. Un sistema che lascia fuori della porta metà del Paese. Una Sinistra troppo preoccupata di ‘rassicurare’ gli spettatori dei talk show, apparendo moderata, affidabile, “di governo”. Una Sinistra che, raccontando a se stessa che è tattico scegliere un servitore dello Stato, finisce col raccontare a tutti gli altri che sta scegliendo di servire lo stato delle cose. Una Sinistra convinta di non vincere perché troppo alternativa: e che invece non convince, e non vince, perché è troppo timida, conformista, prevedibile. Una Sinistra che non può dire di voler rifare lo Stato dalle fondamenta candidando chi per cinque anni è stato il numero due dello Stato. Anche se si tratta di una eccellente persona, come in questo caso. Una Sinistra subalterna al Pd: perché si autocondanna a ruotare intorno all’elettorato, e al ceto politico, di quel partito, come un satellite ruota intorno a un sole malato. Una Sinistra che sembra non trovare altre parole, altre persone, altre biografie. 

Commentando il suo eccellente risultato elettorale, Corbyn ha detto: “i commentatori si sono sbagliati”. Ecco, abbiamo bisogno di una Sinistra che spiazzi i commentatori politici, non che ne assuma la logica tutta interna e autoriferita. 

Pensiamoci: smentendo ogni logica di scelta dal basso, si usa un metodo di investitura interno al sistema (ripeto: dal “noi” all’ “io”) per scegliere un pezzo eccellente del sistema che (da qualche ora) sembra essersi dissociato. 

E senza chiedersi cosa, quel pezzo, pensi di tutte le questioni cruciali intorno alle quali stiamo costruendo il progetto di questa nuova Sinistra. Perché chi sa cosa pensa l’ottimo Pietro Grasso del reddito di dignità, o della riforma Fornero o della progressività fiscale? Non lo sappiamo perché il suo ruolo gli imponeva di non farcelo sapere: ed è giusto che sia così. Ma come facciamo, allora, a dichiararlo “programma politico vivente”? 

È proprio imboccando queste scorciatoie che la politica dei politici si trasforma in gioco di prestigio indifferente alla realtà del mondo. Ed è allora che il mondo, giustamente, le volta le spalle. 

Il “programma vivente” di una Sinistra coraggiosa, nuova, anti-sistema, capace di parlare come parlano Jeremy Corbyn e Pablo Iglesias non potrebbe mai essere un pezzo apicale (per quanto pulito) del sistema: ma dovrebbe semmai essere un precario, una donna discriminata, un disoccupato, un povero, un ricercatore in fuga all’estero, un migrante. Una lavoratore piegato del Jobs act, un insegnante umiliato dalla Buona Scuola, un soprintendente spezzato dallo Sblocca Italia: non un esponente di spicco del partito che ha fatto tutto questo. 

Francamente non so come andrà a finire il tentativo di costruire una lista di Sinistra che non sia solo la somma dei partiti in Parlamento a sinistra del Pd e del loro ceto politico. 

Ma so che senza coraggio, senza fantasia, senza la capacità di liberarsi da complessi di inferiorità, conformismi, mimetismi, tatticismi e attese messianiche del leader questa Sinistra continuerà a parlarsi allo specchio, i Cinque Stelle continueranno a trionfare, e mezza Italia a non votare. 

Quando ci decideremo a invertire la rotta?

(30 ottobre 2017)

 fonte: Micromega

Upper house President Grasso looks on as he attends a session at the Senate in Rome


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Title: Caro Vendola, Grasso non è “un programma politico vivente”
Link: http://ift.tt/2gPZmUs
Source: Rifondazione Comunista
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Date: October 31, 2017 at 07:01PM

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Između 14. i 22. listopada 2017., održan je u ruskom gradu Sočiju 19. Svjetski festival omladine i studenata. Razlog zbog kojeg je Festival održan u Rusiji 2017. bila je komemoracija 100. godišnjice Velike socijalističke Oktobarske revolucije i 70. godišnjice održavanja prvog Festivala u Pragu. Festival

Data

Title: 19. SVJETSKI FESTIVAL OMLADINE I STUDENATA
Link: http://ift.tt/2iP2Fja
Source: srp.hr
Organization: SRP
Date: October 31, 2017 at 06:47PM

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Daniel Viglietti

Daniel Viglietti y Alí Primera están arriba de un avión de combate, sentados donde suelen ir los paracaidistas, sobrevolando el cielo de Nicaragua. Junto a ellos, va la cantora chilena Isabel Parra, y el cura y poeta sandinista, Ernesto Cardenal.

Es 1983, han pasado cuatro años de aquel ingreso triunfal rojo y negro por las calles de Managua, de la victoria revolucionaria. Isabel, Alí y Daniel han participado en el inmenso recital por la paz, y ahora se dirigen al sur del país, a Solentiname, la isla situada en el lago Cocibolca, donde Ernesto ha venido desarrollando un trabajo con las comunidades desde 1966.

El cura de la teología de la liberación, y ahora también ministro de la Cultura, quiere que los cantores americanos conozcan la realidad construida en la isla, al igual que lo ha hecho con tantos compañeros, como el escritor Julio Cortázar.

Antes de embarcarse hacia la isla para el recorrido, el grupo se dirige al cuartel de San Carlos, en la zona de frontera con Costa Rica. Al llegar, Alí toma su cuatro y comienza a cantar ante un grupo de aproximadamente quince milicianos sandinistas. Les convida su música, su palabra, su mirada del mundo y de las luchas, en ese país en revolución, que resiste contra una guerra dirigida desde los Estados Unidos.

Ése es uno de los recuerdos con los cuales el cantor popular uruguayo llegó a Venezuela para conmemorar los treinta años de la partida física de quien fue su amigo y compañero, Alí Primera. Trae más imágenes de años pasados: unos días compartidos en la playa de Macuto en 1974, donde le realizó una entrevista al músico venezolano, quien por entonces era criticado por algunos sectores progresistas y de izquierda por usar un lenguaje “muy directo”.

“Yo capté la autenticidad, profundidad y el hecho de que no había que detenerse en dos o tres canciones para juzgar una obra. Cuando empecé a recorrer su obra, en la medida que lo conocí hablando de cosas políticas, ideológicas, enseguida me sentí cerca, amigo. Si alguien lo cuestionaba yo era de los que defendían”, explica 35 años después de esos días de playa, cuando Viglietti visitó por primera vez Venezuela y dio algunos recitales en la aula magna de la UCV.

También trae otros recuerdos: el encuentro en México, cuando Alí se enteró que su familia había sufrido un atentado, o en Cuba, en un festival; caminos cruzados con quien define en varias oportunidades su amigo.

En los años que siguieron a 1974, la figura de Alí tomó otra dimensión: “Fue cobrando una presencia muy grande, se transformó en un protagonista de opinión en lo que pasaba en Venezuela y también en América Latina; en varios lugares, como Vietnam, con las diferentes luchas del mundo”, cuenta el cantor, cuya última visita a Caracas se remonta a abril de 2013, para las elecciones que dieron la victoria presidencial a Nicolás Maduro.

Hacía entonces pocas semanas desde la partida física de Hugo Chávez, y en las calles se oían de manera permanente las canciones de Alí Primera. “Se produjo un fenómeno natural que, todo lo que significó aquí el cambio a partir del chavismo, hace que esa voz de Alí, que era anterior, se vuelva la banda sonora natural, y eso es muy lindo”, reflexiona sobre quien, junto a la Revolución Bolivariana, fue ingresando en cada casa del pueblo.

¿Quién era Alí? Lo dicen sus canciones, sus actos: “Me parece que él fue un ejemplo de coherencia entre lo que cantaba, lo que vivía, su pasión por la justicia en Venezuela. A él le tocó vivir épocas donde realmente no se trataba de construir desde el poder, sino de oponerse a un poder injusto, y fue un cantor de opinión muy importante, como nos tocó ser a muchos de nosotros”.

¿Quién es Daniel? “He tratado de ser lo que Mario Benedetti definía como ‘un militante de la vida’, lo que yo pienso políticamente es bastante fácil de detectar a través de mi cancionero, se trata de una visión no dogmática de lo que es el cambio revolucionario, y también en diferentes etapas históricas, porque estamos viviendo momentos que son muy diferentes a los sesenta, setenta, donde por más que en el horizonte siempre tenemos en toda América Latina la esperanza de una revolución profunda, ha habido mapas que han cambiando de signo a través de elecciones, y crean un panorama nuevo, que inquieta al imperialismo“.

Y ese imperialismo inquieto y decidido a desestabilizar la Revolución Bolivariana es con el que nuevamente se ha encontrado Daniel Viglietti en su paso por Venezuela. Porque al igual en que abril de 2013, cuando desconociendo la victoria de Maduro la derecha encabezó acciones de violencia callejera asesinando a once venezolanos, dos años después la voluntad golpista no ha cesado: una semana antes de la llegada del cantor uruguayo, el presidente anunció la desarticulación de un intento de golpe.

“Venezuela atraviesa ahora una etapa de amenazas, tensiones, provocaciones, que sabemos muchas veces están planificadas, escritas en inglés norteamericano. Están haciendo todo lo posible por modificar esta experiencia comunitaria, global, de justicia, reparto, trabajo sobre la salud, los bienes populares, las experiencias en los barrios, se está haciendo, por parte de la reacción, todo lo posible por contrariar esto, que fue obtenido en unas elecciones muy transparentes, de las cuales fui testigo y, sin ninguna duda, me resultaron ejemplarizante”, analiza Viglietti.

Agrega: “No sólo el caso de Venezuela, sino el caso de Bolivia, Evo Morales, una experiencia que era inimaginable en un país como Bolivia, que era campeón de los golpes de Estado, era tremendo, y que ahora es un país conducido por alguien del propio pueblo originario, y con qué nivel de apoyo. Todo eso despierta agresiones a diferentes niveles, es un poco un fenómeno casi de pulpo, de muchos tentáculos, como con los matices que sean respecto del Gobierno de Brasil, de Argentina; están intentando desestabilizar”.

Daniel es un hombre que canta, que fue y sigue siendo parte activa de las luchas de su pueblo. De allí nacieron sus letras, melodías, la cárcel en 1972 y el exilio de once años que le siguió, cuando Uruguay –como Argentina, Chile, Paraguay, Brasil y Bolivia– estaba bajo el peso de una dictadura cívico-militar.

Y él era hijo de un militar, Cédar Viglietti, quien pasó de posiciones de origen conservadoras a ser parte de la Fundación del Frente Amplio, el espacio político que hoy está por asumir la tercera presidencia consecutiva.

“Con la historia de mi padre, y de algunos contados militares, tenía ya esa imagen posible, como había ocurrido con respecto a la Iglesia: yo soy ateo, pero sí había entendido cómo era posible un cambio, un giro, desde la figura del sacerdote colombiano Camilo Torres, a quien le canté en su momento; cómo era posible desde un aparato que funcionaba defendiendo los intereses del poder, cómo era posible revertirlo”, contó Viglietti.

Continuó diciendo que “cuando vino el fenómeno de Chávez, con esos antecedentes, fui comprendiendo rápidamente el rol que jugaba alguien de un ejército que había sido represor, como tantos en América Latina, y educado en la Escuela de las Américas, y cómo podía cambiar de signo”.

Entonces, desde el principio de la Revolución Bolivariana, Viglietti anduvo cerca, escuchando, mirando, descubriendo: “Viendo el amor del pueblo, la confianza del pueblo venezolano y buena parte del pueblo latinoamericano, que si bien sufre ese trauma muy duro que es la muerte del presidente Chávez, tiene una continuidad que se va dando a través de Nicolás Maduro”.

Por eso está en el país nuevamente, para los treinta años de su amigo Alí, defender la Revolución, cantar una y otra vez, despertar ideas, sentimientos y necesidades con la música. Como a él le sucedió de niño al oír a Atahualpa Yupanqui cantando la canción de cuna “Duerme negrito”, la cual le “abrió la sensibilidad”.

“Ninguna canción cambia el mundo, es un temblor de sociedad, pero creo que no hay movimiento de cambio social a través del planeta que no esté acompañado por algo que tenga que ver con la canción, por la música. Tengo confianza en el género, sin creer en milagros, sin darle un sentido de acción de cambio que en las revoluciones y evoluciones sociales de importancia hacen los pueblos, los luchadores, la lucha misma, los sacrificios, pero no son movimientos mudos, están acompañados, entiendo yo, siempre por la canción”, y nombra a Carlos Puebla, Chico Buarque, Alfredo Zitarrosa, Los Olimareños, entre tantos.

Viglietti en sus días venezolanos irá a la tierra natal de Alí, en Falcón, para unirse a los jóvenes cantores bolivarianos, a las voces nacidas en estos años de transformaciones profundas, que desde su búsqueda trajeron la música de su amigo, de quien guarda esa foto, esas historias, el recuerdo de sobrevolar el cielo nicaragüense, y oírlo cantar ante milicianos, en el frente de la historia, como hoy, como siempre.

http://ift.tt/2xHhkz2 de Ministeriodelacultura.gob.ve


Data

Title: Daniel Viglietti: historia de una amistad con Alí Primera y la Revolución Bolivariana
Link: http://ift.tt/2ihuzAz
Source: PSUV
Organization: PSUV
Date: October 31, 2017 at 05:49PM

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الإدريسي يراسل وزارة التربية لتطبيق القانون وتسوية وضعية موظفين موقوفين مؤقتا الرباط

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Title: الإدريسي يراسل الأعرج لتطبيق القانون وتسوية وضعية موظفين موقوفين
Link: http://ift.tt/2ijowLS
Source: النهج الديمقراطي
Organization: المحرر
Date: October 31, 2017 at 05:18PM

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Foto: Mippci

Foto: Mippci

Este martes se cumplen 59 años del acuerdo de gobernabilidad entre los partidos políticos que tenían compromiso con la oligarquía y la burguesía venezolana, AD, Copei y URD, conocido como el Pacto de Punto Fijo, firmado el 31 de octubre de 1958, pocos meses después del derrocamiento de Marcos Pérez Jiménez.

Aristóbulo Istúriz, constituyente, durante el programa Dando y Dando Radio, que conduce junto a la periodista Tania Díaz por la señal de RNV Informativa, comentó que este pacto, cuyo objetivo era garantizar la sostenibilidad de la recién instaurada democracia, representó una gran frustración y burla al pueblo.

Istúriz recordó que este acuerdo no nació en la quinta Punto Fijo, donde fue suscrito el pacto, nació de un conjunto de conversaciones en Nueva York, Estados Unidos. El compromiso de alternabilidad que suscribió AD con Copei y URD no se cumplió porque “AD le agarró el sabor al poder.”

La exclusión del Partido Comunista de Venezuela, una de las principales fuerzas que luchó contra la dictadura de Pérez Jiménez, cambió la historia de la naciente democracia; lo que comenzó como un acuerdo para la estabilidad política del país, terminó traicionando al pueblo. “Todo el mundo pensó que iríamos a una verdadera democracia”.

Derecha venezolana
La razón de fondo de este acuerdo “era mantenernos en el centro de la periferia del centro de acumulación de capital para que jugáramos el papel de vendedores de materia prima barata y compradores de cachivaches caros”.

Istúriz, recordando palabras del expresidente Rafael Caldera, aseguró que la democracia venezolana carecía de contenido social, era fundamentalmente política, y fue Hugo Chávez quien le dio el contenido social en su definición de democracia social, participativa y protagónica, acepciones que no han sido asimilados por un sector.

Prensa Digital Mippci


Data

Title: El Pacto de Punto Fijo fue una gran burla al pueblo
Link: http://ift.tt/2iQ2xjx
Source: PSUV
Organization: PSUV
Date: October 31, 2017 at 05:22PM

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El Domingo 12 de Noviembre, en la Universidad Obrera de México, en el marco del VI Festival de El Comunista, se realizará un acto central en homenaje a la Gran Revolución Socialista de Octubre, convocado de manera conjunta por el Partido Comunista de México y el Partido Comunista de Grecia.


Data

Title: Acto central en México en homenaje a la Revolución Socialista de Octubre
Link: http://ift.tt/2iPVebw
Source: Partido Comunista de México - Partido Comunista de México
Organization:
Date: October 31, 2017 at 04:41PM

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En Leningrado se reunirá el XIX Encuentro Internacional de Partidos Comunistas y Obreros, que rendirá homenaje al Centenario de la Gran Revolución Socialista de Octubre, y que será organizado por el Partido Comunista de la Federación Rusa.


Data

Title: XIX EIPCO en Leningrado
Link: http://ift.tt/2iOM7rC
Source: Partido Comunista de México - Partido Comunista de México
Organization:
Date: October 31, 2017 at 04:34PM

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El 15 de Octubre tuvo lugar en Atenas un acto internacionalista organizado por el Partido Comunista de Grecia-KKE en homenaje a los 100 años de la Gran Revolución Socialista de Octubre, en el cual fue invitado a participar el Partido Comunista de México. A continuación el saludo presentado por el camarada Pável Blanco, Primero Secretario del CC del PCM.


Data

Title: Acto en Grecia por los 100 años de la Revolución de Octubre
Link: http://ift.tt/2iOWnjJ
Source: Partido Comunista de México - Partido Comunista de México
Organization:
Date: October 31, 2017 at 04:23PM

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Marco Ravera

Capogruppo Rete a Sinistra – Savona che vorrei

I territori e i cittadini subiscono, con sempre maggiore frequenza, scelte che possono sembrare distanti, con sigle ai più incomprensibili, ma che nella realtà vanno ad influire pesantemente nel nostro vivere quotidiano. Uno dei terreni meno approfonditi e volutamente meno discussi è quello degli accordi commerciali.
Fermato, almeno per il momento, il TTIP l’accordo tra USA e UE fortemente voluto dall’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in queste settimane è in discussione il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement, letteralmente “Accordo economico e commerciale globale”) ovvero il trattato di libero scambio tra Canada e Unione Europea. Un accordo che, se approvato, interverrà sulle regole ossia sugli standard di prodotto e di processo, che spesso e volentieri difendono la nostra sicurezza e la nostra salute. Il CETA andrebbe in un sol colpo a colpire lavoratori, produttori e cittadini.
I lavoratori poiché il Canada non ha ratificato diverse convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e quindi la concorrenza avverebbe non sulla qualità dei prodotti, ma una volta di più sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori.
I produttori poiché il CETA colpisce direttamente il nostro “Made in Italy” agro-alimentare. All’Italia, infatti, verrebbero riconosciute appena 41 indicazioni geografiche, a fronte di 288 Dop e Igp registrate, con conseguente rinuncia alla tutela delle restanti 247, oltre al sostanziale occultamento delle informazioni sull’origine dei prodotti a vantaggio dell’Italian sounding, ossia il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori – un esempio è il Parmesan – e alla possibilità di usare le espressioni “tipo, stile o imitazione”. Anche il nostro territorio verrebbe penalizzato basti pensare alle nostre eccellenze riconosciute Dop e Igp quali le Acciughe sotto sale del Mar Ligure, il Basilico Genovese, l’olio Riviera Ligure, i Vitelloni Piemontesi della coscia che verrebbero stritolate dal CETA. Io il pesto col basilico canadese non lo vorrei fare.
I cittadini poiché il trattato legalizza di fatto la pirateria alimentare, prodotti scadenti e senza controllo che finirebbero sulle nostre tavole.
Negli ultimi mesi molte regioni, tra queste Liguria (grazie alla mozione presentata da Gianni Pastorino), Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta, e molti comuni, ultimi in ordine di tempo Roma, Bologna, Pisa e La Spezia, hanno preso posizione contro il CETA contribuendo alla non ratifica del trattato in queste settimane all’attenzione del Senato della Repubblica.
Per queste ragioni nelle settimane scorse avevo depositato anche in Comune a Savona una mozione per chiedere un impegno alla Giunta contro questo ennesimo scempio. Nel Consiglio comunale del 30 ottobre la Mozione è stata approvata con 25 voti favorevoli (oltre al mio si sono aggiunti i voti dell’intera maggioranza di centrodestra, del M5S e della lista civica Noi per Savona e 3 voti contrari (il PD).
Forti di questa approvazione continueremo in ogni sede la nostra lotta. Il CETA non deve essere ratificato dal parlamento italiano e va riaperta una discussione in Europa su come si può accompagnare con le regole adatte un commercio libero e giusto senza danneggiare l’occupazione, l’ambiente, i diritti.


Data

Title: Anche Savona dice No CETA: “Il pesto col basilico canadese? No grazie
Link: http://ift.tt/2gPYbVl
Source: Rifondazione Comunista
Organization:
Date: October 31, 2017 at 04:47PM

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Foto: Ciudad CCS

Foto: Ciudad CCS

La rectora del Consejo Nacional Electoral (CNE), Tania D’amelio, informó este martes que 22 partidos nacionales están autorizados para postular candidatos a las elecciones municipales que se realizarán en diciembre próximo.

La funcionaria indicó en una serie de mensajes publicados a través de su cuenta oficial en la red social Twitter detalles en el marco del proceso de postulaciones. Los partidos políticos u organizaciones con fines políticos (OFP) que pueden postular en esta contienda son de ámbito nacional o regional.

Las organizaciones con fines políticos nacionales autorizadas para postular son: “organizaciones con fines políticos postulantes Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV). Mesa de la Unidad Democrática (MUD), Partido Unión y Entendimiento (PUENTE), Independientes por el Progreso (IPP), Unidad Política Popular 89 (UPP 89), Acción Democrática (AD), Partido Socialcristiano (COPEI), Avanzada Progresista (AP), Movimiento Al Socialismo  (MAS), Movimiento Político Alianza para el Cambio (MPAPC) y Movimiento Progresista Juvenil (MPJ).

Asimismo, están autorizados en este reglón Nuevo Camino Revolucionario (NCR), Organización Renovadora Auténtica (ORA), Movimiento Electoral del Pueblo (MEP), Patria Para Todos (PPT), Por la Democracia Social (PODEMOS), Un Nuevo Tiempo Contigo (UNCT), Unidad Popular Venezolana (UPV), Voluntad Popular Activistas (VPA),  Partido Comunista de Venezuela (PCV), Movimiento Revolucionario Tupamaro y Nueva Visión para mi País (NUVIPA).

“No existen otros partidos u OFP de ámbito nacional autorizados para postular en la elecciones #Dic2017 distintos a los de la lista anterior”, aclaró en uno de los mensajes. Asimismo, en el ámbito regional, se autorizó a 73 partidos políticos.

D’amelio recordó que las postulaciones para elecciones municipales de gobernador del Zulia se pueden hacer por partidos políticos o iniciativa propia.

19.752.811 conforman el registro electoral para las elecciones municipales de 2017, el mismo del 15 de julio de este año.

CIUDAD CCS


Data

Title: Habilitados 22 partidos nacionales para postular candidatos a municipales
Link: http://ift.tt/2hrbkEK
Source: PSUV
Organization: PSUV
Date: October 31, 2017 at 04:37PM

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El Espacio 2017 seguimos conmemorando el centenario de la Revolución rusa / bolchevique y por ello recordamos que organizamos el Noviembre Rojo en Donostia.

Los actos programados son los siguientes:

  • 8 de noviembre 19:00, cinefórum, película “REDs” en la sede de Ezker Anitza – IU.
  • 14 de noviembre 19:30, presentación del libro “Todo Comenzó Con Esa Maldita Guerra”, en la librería Lagun.
  • 21 de noviembre 19:00, charla-coloquio con Jon Hernández (Parlamentario vasco, SG del PCE-EPK de Euskadi) sobre la “Vigencia de la Revolución de Octubre”, en la sede de Ezker Anitza – IU.

¡Os animamos a participar!

Cartel del evento con más detalles:

Cartel para imprimir [descargar aquí].

 

Data

Title: Noviembre Rojo en Donostia “Vigencia de la Revolución de Octubre”
Link: http://ift.tt/2zUpu8j
Source: PCE-EPK
Organization: Comunciación EPK
Date: October 31, 2017 at 04:33PM

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أمر رئيس الجلسة بإخراج ناصر الزفزافي من القاعة خلال جلسة يوم الثلاثاء

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Title: عاجل: القاضي يطرد الزفزافي من الجلسة
Link: http://ift.tt/2lzEiH6
Source: النهج الديمقراطي
Organization: المحرر
Date: October 31, 2017 at 03:56PM

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Foto: AVN

Foto: AVN

Tras la convocatoria a elecciones municipales realizada por la Asamblea Nacional Constituyente y ratificada por el Consejo Nacional Electoral para este 10 de diciembre, el alcalde del municipio Sucre, del estado Sucre, David Velásquez, afirmó que en estos próximos comicios la revolución bolivariana sumará una nueva victoria.

Velásquez refirió que según lo establecido por el CNE, cada partido podrá postular a sus candidatos entre el 30 de octubre y 01 de noviembre, con el fin de cumplir con los tiempos mínimos exigidos para la celebración de la fiesta electoral.

“Con esta convocatoria a elecciones el poder originario, conformado en Asamblea Nacional Constituyente, se consolida aún más y cierra un primer ciclo de elecciones, donde han sido renovados poderes de elección popular a nivel nacional, garantizándole al pueblo el derecho a elegir a sus líderes locales, y permitiéndoles concretar una nueva victoria popular en revolución”, aseguró.

El actual alcalde de Cumaná informó que junto a otros líderes sociales y políticos postuló su nombre ante la comisión nacional del Partido Socialista Unido de Venezuela para participar a la reelección en el municipio Sucre.

“Actualmente estamos todos en la mesa de análisis de la comisión nacional, a esperas del pronunciamiento del Partido para conocer los nombres de los candidatos de la revolución a las alcaldías. De no corresponderme ser el candidato esta oportunidad, igual, apoyaré al compatriota asignado y trabajaré por la victoria en el municipio Sucre”, manifestó.

AVN


Data

Title: David Velásquez: Elecciones municipales sumarán una nueva victoria para la revolución
Link: http://ift.tt/2gQoH0G
Source: PSUV
Organization: PSUV
Date: October 31, 2017 at 04:22PM

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